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La chiamata
Release date: 20/11/2020
1. Onoda Hiroo
2. Un incendio visto da lontano
3. La chiamata
4. Tryptich (cover Max Roach)
5.Tamburo sei pazzo
6. Manifesto cannibale
7. Blu quasi trasparente

SHAMAN CALLING! Il concept de “la Chiamata” nasce da una singola immagine-guida: un druido in un moderno centro commerciale.
Uno sciamano. Un vero e proprio “celebrante”. Però…. non una figura eroica, “bella e dannata” alla Jim Morrison. Piuttosto, un cinquantenne malconcio, che sembra anche più vecchio della sua età. Ha occhi da pazzo e cuore rattoppato.
Più ancora del suo aspetto, è il suo comportamento che stride con il contesto “contemporaneo” del centro commerciale: l’uomo batte un grande tamburo istoriato, compie gesti rituali, pronuncia frasi antiche.
Per inciso… il fatto che il tamburo sia lo strumento tipico degli sciamani è una delle ragioni per le quali questo album ha un focus particolare proprio sulla batteria.

ERUPT! Gli avventori del centro sfottono il pazzo col tamburo. Lo filmano con i telefonini per poterlo ridicolizzare su Facebook o Instagram. Finché, d’improvviso, il pavimento in marmo del centro commerciale non inizia a tremare. Si gonfia, si cretta. E i clienti si danno alla fuga, pensando a un terremoto.
Il pavimento si apre e dal sottosuolo erutta qualcosa…
ma non è lava. È qualcosa di nuovo e incomprensibile.
Con ogni probabilità, si tratta soltanto di una allucinazione (…troppi funghetti?), e al prossimo battere di palpebre il nostro psicodruido vedrà che il pavimento del centro commerciale è al suo posto - come pure i clienti, immersi nei pochi centimetri quadrati dei loro smartphone o nei chilometri di merci.
E allora lo sciamano prenderà il suo tamburo e si avvierà verso l’uscita, bersagliato da risate e telefonini. Dirà: “cazzo, almeno io ci ho provato!”. E di sicuro, se non lo sbattono in cella o in manicomio, ci proverà ancora in futuro. Perché è convinto che non si potrà mica continuare così per sempre!
Dovrà per forza arrivare, prima o poi, una reazione. Anzi, una eruzione.

MANIFESTO PER IL RITORNO DELL’UNDERGROUND.
“Niente sarà più come prima”, si diceva durante il lockdown della sciagurata primabera 2020. Eh beh, magari!
Invece le tensioni e le disuguaglianze economiche e sociali sono rimaste come prima. Anzi, la pandemia ha ulteriormente aumentato le disuguaglianze.
E tuttavia, per il gramsciano “ottimismo della volontà”, vogliamo ostinarci a sperare che, sotto l’intorpidimento delle coscienze… e sotto l’apparente rassegnazione al costante incremento delle disuguaglianze…. ci siano forze reattive in attesa di eruttare.
Come sotto la crosta fredda della terra c’è la lava che cerca un varco.
Lo stomaco che ha ingerito troppe tossine invoca uno spasmo per potere vomitare.

Per il momento, quel poco di pus che ha eruttato è stato per lo più autolesionistico: la ringhiante ricerca di nemici da odiare “a prescindere”, la deriva neofascista che accomuna Europa e America, il terrorismo, le banlieu in fiamme ecc.

Il nostro sciamano invoca un altro tipo di eruzione. Un fuoco che bruci non barconi alla deriva, o auto parcheggiate, ma piuttosto le scorie dei cervelli.
Le “creature del sottosuolo” che lo psicodruido cerca di risvegliare potrebbero essere coscienze che si risvegliano come dinosauri da ghiacciai disciolti. Nuove - e possibilmente più durature - Summers Of Love. Il ritorno dell’Orda d’Oro.
Il ritorno dell’underground, e dell’antagonismo.
Coscienze che si risvegliano come dinosauri da ghiacciai disciolti.
Cortei di ragazzi che rinnegano la mentalità di padri e fratelli maggiori. (“Ah, ma lo sai che se ne stavano tutto il giorno a cazzeggiare sullo smartphone, invece che scendere per strada a protestare contro le leggi sul lavoro, contro le crescenti disuguaglianze, contro i crescenti attacchi alla democrazia?”).
Anziché cliccare “mi piace” su petizioni on line, il ritorno a farsi sentire nella realtà: le piazze, i luoghi di lavoro (o non-lavoro), le università. “Ri-occupate le strade di sogni”?
E su tutto, il ritorno della dimensione del noi. Perché continuare a rinchiudersi nella dimensione dell’io (l’Age Of Self profetizzata da Robert Wyatt) non può che arrecare sempre maggiori sconfitte sociali, economiche, ecologiche e morali.

BANG! BANG! BANG!.
Matteo Guarnaccia, nel suo libro “Sciamani”, riporta un canto tradizionale siberiano, nel quale lo sciamano parla direttamente al suo tamburo e gli fa un bel cazziatone. Perché il suo tamburo si imbizzarrisce, scalcia come un ossesso e addirittura vola via. “Stai calmo!” dice lo sciamano al tamburo. “Non volare in cielo, non andare sottoterra! Ascolta e ragiona! Facciamo pace, smettila!”.
Il che ci pare di conforto per lo psicodruido nel centro commerciale. Anche se, per il momento, la sua evocazione non funziona… ciò non significa che lui non stia facendo la cosa giusta. La colpa sarà del tamburo, che oggi non ha collaborato. Forse domani andrà meglio e forse no, ma… come dice il testo della title track dell’album: “se hai un tamburo, devi suonare. Bang! Bang! Bang!” .
E speriamo che questa eruzione dal sottosuolo non si faccia aspettare troppo, perché gli anni scorrono come acqua da un rubinetto aperto e non andiamo a ringiovanire. Come lo sciamano dice al suo strumento (nella canzone “Tamburo sei pazzo”):
“Tamburo, non ho tutto questo tempo… tamburo, dimmi che il momento è adesso”

L’ALTRO LATO DELLO SPECCHIO. “La chiamata” è opera compiuta in sé e perfettamente fruibile anche da chi non conosce “la Fisica delle Nuvole”. Ma a coloro che hanno apprezzato l’opera precedente, farà piacere avere la conferma che questo nuovo lavoro costituisce la seconda parte del dittico iniziato, appunto, con “la Fisica delle Nuvole”.
Nel booklet de “la Fisica” c’era un disegno di Paolo Bacilieri raffigurante Alice che entrava nello specchio.
Nel booklet de “la Chiamata” c’è un disegno di Bacilieri con Alice che spunta fuori dall’altra parte.
“La chiamata”, rispetto al cofanetto, è esattamente questo: “l’altro lato dello specchio”. “La Fisica delle Nuvole” era un trip nell’inner side e per questo era in larga misura incentrato su suoni evocativi/onirici, quali viola, chitarra acustica e flauto. Persino il forno a microonde era usato con spirito astratto e “space oriented”.
“La chiamata” è un faccia a faccia con l’outer side, la realtà esterna con la quale ci scontriamo frontalmente ogni giorno. Per questo è incentrato su suoni decisamente più “materici” e concreti. Zero archi. Quasi nessuna chitarra acustica (ce n’è una solo in “Manifesto Cannibale”). E al loro posto: sax urlanti, chitarre elettriche “straight in the face”, contrabbassi percossi per far sentire bene il legno che vibra, e, soprattutto, una grande onda d’urto di tamburi. Tutti i brani de “la Chiamata” sono a doppia batteria (mentre nel cofanetto delle Nuvole un buona metà dei brani era senza alcuna batteria).
Le due opere del dittico esprimono una visione anti-escapista della psichedelia e dell’arte in genere. Viaggiare dentro di sé non per fuggire dal reale, ma per riattivare le sinapsi assopite. Così da tornare poi ad affrontare, con maggiore lucidità e determinazione, i mille ostacoli che la vita pone davanti a ciascuno di noi.

I MUSICISTI. Ci sono ovviamente tutti i membri storici dei Deadburger: Vittorio Nistri (tastiere, elettronica, filtraggi, arrangiamenti, testi), Alessandro Casini (chitarra), Simone Tilli (voce e strumenti vari), Carlo Sciannameo (basso elettrico). C’è poi un parterre batteristico incredibile:
- Zeno De Rossi (Guano Padano, Vinicio Capossela, Franco d’Andrea, Zeno de Rossi Trio ecc),
- Cristiano Calcagnile (Multikulti, Pleiaades, Stoma, Gianluca Petrella, Cristina Donà, Anthony Braxton, ecc),
- Bruno Dorella (OvO, Bachi da Pietra, Ronin, Tiresia, Sigillum S ecc),
- Simone Vassallo (Sex Pizzul, Caveiras, King Of The Opera, Clap Clap, ecc),
- Marco Zaninello (Appaloosa, Honko),
- e tutti e tre i batteristi della discografia Deadburger: Silvio Brambilla (presente nei primi tre album della band), Lorenzo Moretto (presente in “C’è Ancora Vita su Marte”; attivo anche con Diaframma e Oshinoko Bunker Orchestra), Pino Gulli (presente in “La Fisica delle Nuvole”).
E inoltre:
- la grande performance sciamanica di Alfio Antico su “Tamburo sei pazzo”;
- le emozionanti voci di Lalli (Franti), Cinzia la Fauci (Maisie) e Davide Riccio - oltre che ovviamente Simone Tilli - riunite nel medesimo brano (“Blu quasi trasparente”);
- l’inedita accoppiata tra le finezze dei fiati di Enrico Gabrielli e l’urlo del sax di Edoardo Marraffa;
- il contrabbasso di Silva Bolognesi (la nostra livornese da esportazione, membro del leggendario Art Ensemble Of Chicago).
La presenza di numerosi jazzisti (Cristiano Calcagnile, Zeno De Rossi, Silva Bolognesi, Edoardo Marraffa) non è casuale: la Factory ha voluto sperimentare un approccio differente alla materia rock, ricercando una osmosi tra “quadratura” e “fluidità”, così come tra composizione e improvvisazione.

IL COFANETTO. “La Chiamata” si presenta come un cofanetto in PVC semitrasparente serigrafato, contenente un CD con copertina gatefold cartonata, un booklet a colori di 68 pagine e un miniposter. Il tutto con disegni di Paolo Bacilieri, che prosegue così la collaborazione con Deadburger iniziata ne “la Fisica delle Nuvole”.
Il Booklet contiene, oltre a testi e info sulle canzoni del disco, tre nuovi e spettacolari numeri del Poor Robot's Almanack.

La chiamata

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