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Questa pagina mette a disposizione una scaletta di 15 brani, selezionati da tutta la produzione discografica dei Deadburger antecedente “La Fisica Delle Nuvole”.
Per il momento. è possibile scaricare gratuitamente i singoli brani.
Presto metteremo in rete l’intera scaletta zippata e corredata da copertina, così da facilitarne il download integrale, e, per chi fosse interessato, il riversaggio su CD o MP3 player. Questa selezione infatti è stata pensata per essere ascoltata come un vero e proprio album, con i brani che si susseguono secondo un ordine che risponde a criteri non solo cronologici, ma anche e soprattutto musicali.
Dall’album “DEADBURGER” (Fridge Records, 1997):
1. DEADBURGER # 1 (edit) (3.35)
Musica di Alessandro Casini e Vittorio Nistri
Alessandro Casini: chitarra, drum machine
Vittorio Nistri: sinth, campionatore
Il primo brano del Panino di Morto. Registrato con mezzi minimali, quando non “di fortuna”. Per esempio: le percussioni metallurgiche sono tutte fatte in casa – e per la precisione, in cucina – campionando i suoni di pentole e padelle sbattute per terra.
2. PIANO CON QUELL’ACIDO EUGENIO (4.26)
Musica e parole di Vittorio Nistri
Alessandro Casini: chitarre, cori
Silvio Brambilla: batteria
Stefano Porciani: scratch
Edoardo Mencherini: basso
Vittorio Canovai: voce
Vittorio Nistri: organo, Korg Wavestation
La ricerca di una forma di psichedelia contemporanea, senza calligrafismi vintage né escapismi, ha acquistato di album in album un peso crescente nella musica di Deadburger. Un primo seme in questa direzione – con citazione d.o.c. nel titolo – era presente già nel disco di esordio.
Il brano è stato registrato con la formazione a 6 elementi con cui Deadburger aveva suonato ad Arezzo Wave.
3. DEADBURGER # 2 (edit) (3.17)
Musica di Vittorio Nistri
Alessandro Casini: 11 chitarre elettriche
Paolo Favati: mix
Un esperimento di musica aleatoria, dove l’aleatorietà non è (come in John Cage) nella partitura o nell’esecuzione, bensì nel mixing.
Ogni traccia di chitarra reitera, con variazioni di intensità e “tocco”, una singola cellula di 1 o 2 battute. In fase di mixaggio, le varie cellule vengono sovrapposte in modo casuale, “improvvisando” fade-in e fade-out con i cursori del volume. Ogni diversa sovrapposizione dà origine a melodie e armonizzazioni differenti.
Questa composizione non potrà mai avere una versione “definitiva”, perché ogni mix dà origine ad una versione diversa.
Dall’EP “CINQUE PEZZI FACILI” (Fridge Records 1997):
4. IO (edit) (2.21)
Musica di Alessandro Casini e Vittorio Nistri
Alessandro Casini: chitarra
Vittorio Nistri: filtraggi
Dall’album “C’è ancora vita su Marte” in poi, i Deadburger, lasciatisi alle spalle anche gli ultimi residui di sequencer e drum machines, utilizzeranno l’elettronica essenzialmente come “virus”. Un virus che viene inoculato – tramite filtraggi e/o looping – dentro gli strumenti “veri e suonati”, alterandone il DNA.
Una anticipazione in tale senso, parecchi anni prima, è rappresentata da questo soundscape, realizzato utilizzando unicamente una singola improvvisazione di chitarra elettrica “modificata” elettronicamente.
Dall’album “LUTHER BLISSETT THE OPEN POP STAR” (Wot 4, 2000):
5. ANTIGRAMMATICA (3.07)
Musica di Silvio Brambilla, Vittorio Nistri, Alessandro Casini
Testo di Piero Cannata
Silvio Brambilla: batteria, loops, programmazione bassi
Alessandro Casini: chitarre
Piero Cannata: voce
Vittorio Nistri: filtraggi, campionamenti
Brano realizzato appositamente per il disco commemorativo del seppuku di Luther Blissett. Vede la partecipazione straordinaria dell’art serial killer Piero Cannata, la cui voce è stata registrata nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino.
A parte la distruzione dell’arte, Cannata aveva un’altra missione nella vita: riformare la grammatica italiana. Qua fornisce un saggio della sua rivoluzionaria teoria linguistica, la cui idea portante è attribuire alla tonalità con cui si pronuncia un fonema la funzione di determinarne il significato. Per cui, una intera conversazione può basarsi su una sola frase, o su una unica sillaba, purchè si abbia l’accortezza di variarne l’intonazione a seconda di ciò che si vuole esprimere.
Dall’album “S.T.0.R.1.E” (Wot 4, 2003):
6. SANTO ELETTRONE (edit) (4.06)
Musica di Alessandro Casini, Vittorio Nistri, Simone Tilli
Testo di Vittorio Nistri
Alessandro Casini – chitarre & triggers
Simone Tilli – voci
Paolo Benvegnù – “Neurorimozione” chorus
Vittorio Nistri – trapano, loops, campioni, vocoder, synt
Silvio Brambilla – Roland 880, batteria acustica
Leandro Braccini – basso
Con l’album “S.t.0.r.1.e”, i Deadburger trovano la loro voce: Simone Tilli. In questo brano, Simone si sdoppia tra il protagonista di un racconto di Tiziano Sclavi (un uomo dalla calotta cranica removibile, che periodicamente si fa bruciare le porzioni di cervello dove risiedono i ricordi più dolorosi) e il Dr Walter Freeman, personaggio realmente esistito: inventore della lobotomia, assassino e mutilatore di massa, incredibilmente candidato al Nobel per la medicina.
Nell’album “S.t.0.r.1.e” ogni canzone era abbinata a un colore. Quello di questo brano era il VIOLA ECCLESIASTICO (sacramento dell’Asportazione).
7. QUEI BRAVI RAGAZZI (2.50)
Musica di Alessandro Casini, Simone Tilli, Vittorio Nistri
Testo di Vittorio Nistri
Simone Tilli – voce
Alessandro Casini – loop
Vittorio Nistri – loop, filtraggi
Roy Paci – tromba
Nella sua compenetrazione tra la circolarità ipnotica della componente ritmica, e l’anarchia delle improvvisazioni, questo brano rappresenta un punto fermo nel songbook del Panino de Morto. Ancora oggi la band lo utilizza come chiusura dei suoi concerti, ogni volta rivisitandolo in modo diverso.
Una recente versione live, filmata alla Flog di Firenze, è disponibile sul sito del gruppo, e verrà in futuro pubblicata su un DVD allegato a un singolo che si chiamerà “Onoda Hiroo”.
Il testo racconta, una di seguito all’altra, due storie di ragazzini. “Non penso mai al futuro. Il futuro non esiste.” (R.T., quattordici anni, famiglia molto benestante con appartamento di 7 vani a Quarto Oggiaro, Milano. Accusato di aggressione e rapina ai danni di un coetaneo, per prendergli un braccialetto d’oro). “Non pensiamo mai al futuro. Per ora pensiamo ad arrivare a domani.” (Luther e Johnny Htoo, gemelli, dodici anni, intervistati pochi mesi prima della loro resa all’esercito thailandese. Appartenevano all’etnia Karen: 14 milioni di individui. Metà di essi viveva in Birmania ed era stata stata venduta dal regime militare alla Total. I due gemelli, a capo dell’esercito più piccolo del mondo – 200 guerriglieri, per lo più minorenni, analfabeti, denutriti e male armati – sono riusciti, per oltre un anno, a tenere in scacco le armate avversarie. Stremati da fame e malaria si sono arresi il 16/1/2001, e da allora non si è più saputo niente di loro).
“Ho una buona mira, e conosco tutti i nascondigli qui nella foresta. Ma quello che veramente mi piace è andare a caccia di granchi” (Luther). Colore della canzone: VERDE GIUNGLA.
8. ELECTROPLASMI (5.02)
Musica e testo di Vittorio Nistri
Vittorio Nistri – sinth, campionatore, piano elettrico Wurlitzer
Alessandro Casini – chitarra & backwards
Nicola Vernuccio – contrabbasso
Stefano Rapicavoli – batteria
Stefano Porciani – scratch
Simone Tilli – voci
“Hai 2500 amici ma nessuno è lì con te per prendere il caffé” (Virginiana Miller, dall’album “Il primo lunedì del mondo”, 2009). Sulla stessa lunghezza d’onda si muovono gli Electroplasmi dei Deadburger, una canzone sulle nuove solitudini digitali. Colore: BLU NOTTE.
Con il crescente aumento dello spazio lasciato dai Deadburger all’improvvisazione, si intensificano le collaborazioni del gruppo con musicisti di estrazione jazz. In “Quei Bravi Ragazzi” c’era la tromba di Roy Paci; in “Electroplasmi” c’è la sezione ritmica di Vernuccio e Rapicavoli, due colonne storiche della scena jazz fiorentina.
Dall’album “C’E’ ANCORA VITA SU MARTE” (Goodfellas Records, 2007):
9. ISTRUZIONI PER L’USO DELLA SIGNORINA RICHMOND (5.18)
Musica di Vittorio Nistri e Simone Tilli
Testo di Nanni Balestrini, utilizzato con il consenso dell’Autore
Simone Tilli: voce
Enrico Gabrielli: clarinetti e flauto
Lorenzo Moretto: batteria
Alessandro Casini: chitarra
Vittorio Nistri: loop, filtraggi
Nicola Vernuccio: contrabbasso
Carlo Sciannameo: basso elettrico
Stante la genesi antropofaga – o meglio, autofaga – del nome del gruppo (ispirata al b-movie Soylent Green), era inevabile che prima o poi i Deadburger si misurassero con la poesia antropofaga (e autofaga) per eccellenza della letteratura italiana: La Signorina Richmond di Nanni Balestrini.
Balestrini è un personaggio chiave della controcultura italiana. Instancabile sperimentatore (fu sua, nel 1961, la prima poesia italiana scritta con l’ausilio di un computer), fondatore di movimenti artistici (Neoavanguardia) e politici (Autonomia Operaia), Balestrini fu la più influente voce letteraria delle contestazioni studentesche degli anni 70. E continua a sperimentare tuttora, anche nelle arti visive: come nello splendido Tristanoil (2012), “il film più lungo del mondo”, generato da un computer che interseca, in modo random e dunque diverso ad ogni proiezione, oltre 150 videoclip sul medesimo argomento (gli effetti distruttivi del petrolio sul pianeta), con effetti cromatici di grande bellezza lisergica.
La versione Deadburger della Signorina Richmond vede, nella parte finale, la one-man-orchestra di clarinetti e flauti del grande Enrico Gabrielli, che suggella la canzone con quel sapore di “innocenza” a deperimento istantaneo che si presenta, per pochi attimi, prima che tutto vada a puttana. Come Moonlight Serenade, che Miller scrisse nel 1939, alla vigilia del disastro mondiale.
10. UTILE IDIOTA (2.07)
Musica di Vittorio Nistri e Simone Tilli
Testo di Vittorio Nistri
Simone Tilli: voce
Carlo Sciannameo: basso
Lorenzo Moretto: batteria
Vittorio Nistri: loop, piccole percussioni elettroniche suonate “live”
Alessandro Casini: vibroplettri
Un esperimento di dialogo tra una ritmica di matrice jazzistica (il loop di contrabbasso e batteria giocata sul rimshot) ed una di matrice rock (il basso elettrico di Carlo Sciannameo e la batteria di Lorenzo Moretto: un “classico” mid-tempo rock, che però viene interrotto, a sprazzi, da improvvise incursioni tribali).
11. UN LUOGO DOVE NON SONO MAI STATO (1.34)
Musica di Alessandro Casini e Vittorio Nistri
Alessandro Casini: basso a 5 corde, chitarra
Vittorio Nistri: campionamenti
Alessandro Bosco: sassofoni
Un brano che cerca di raccontare una storia, anche senza parole (come faranno i numerosi brani strumentali inclusi nel successivo lavoro discografico, il box “La Fisica Delle Nuvole”).
Le iniziali sonorità “domestiche” (la frase di basso, l’arpeggio di chitarra, lo schioccare di dita) vengono via via screziate da intrusioni aliene (campionamenti da Morton Subotnick, Tamas Ungvary e Ikue Mori), per poi concludersi con un netto cambio di prospettiva (la sezione di fiati).
Un tentativo di cogliere certe atmosfere di David Lynch, dove il protagonista si muove in un ambiente che sembra familiare e rassicurante (torta di mele in forno, siepi ben curate nei giardinetti). Qua e là, però, emergono indizi dai quali trapela che le cose non sono come sembrano; e, alla fine, il protagonista si rende conto di non aver mai realmente saputo niente del luogo che credeva di conoscere. Quasi fosse, appunto, un luogo dove non è mai stato. Chi ha dimenticato un orecchio nel mio giardino?
12. AMBER (3.21)
Musica di Carlo Sciannameo, Simone Tilli, Vittorio Nistri
Testo di Vittorio Nistri
Carlo Sciannameo: basso
Vittorio Nistri: loop, filtraggi
Simone Tilli e Paola Maria: voce
Vincenzo Vasi: theremin
L’Amber della canzone (…nome nigeriano che significa “gioiello”), è una sans papier. Deve sopportare angherie di ogni tipo, come la Audrey Tatou versione immigrata turca di Piccoli Affari Sporchi. Di notte, nel suo seminterrato, cerca di pareggiare i conti: evoca i Loa più micidiali, e chiede loro di arrecare, a chi l’ha vessata o offesa, una adeguata ricompensa – ictus, paresi, cancri, Alzheimer.
«Siamo quelli che non vedete. Quelli che guidano i vostri taxi, che puliscono le vostre camere e che ve lo prendono in bocca». (da “Piccoli Affari Sporchi”, Dirty Pretty Things, di Stephen Frears).
Gli unici strumenti impiegati in questo brano sono il basso elettrico – filtrato elettronicamente – e il theremin. Ne “La Fisica Delle Nuvole” sarà presentata la versione 2013 di questa canzone: un trip – di durata più che doppia – per un esemble di psichedelia acustica di 8 elementi. Una rivisitazione ai confini della reinvenzione. La differenza tra le due versioni è un indice di come quello dei Deadburger sia un work in progress permanente.
13. I VERI UOMINI STANNO A CHIETI (3.03)
Musica di Alessandro Casini e Vittorio Nistri
Testo di Vittorio Nistri
Alessandro Casini: chitarra, vibroplettri
Simone Tilli: voce
Lorenzo Moretto: batteria
Carlo Sciannameo: basso
Fabio Magistrali: filtraggi
L’Italia è un paese intrinsecamente psichedelico. Siamo pieni di personaggi così assurdi e surreali… così marcatamente weirdos… che sembrano inventati da uno scrittore sotto allucinogeni.
Per esempio, Nicola Cucullo, per ben tre volte consecutive eletto sindaco di Chieti. Uno che ha qualificato Hitler “un genio”, lamentando l’occasione persa “per friggere gli ebrei”. Uno che, a settant’anni, si è fatto fotografare con la t-shirt “MASCHIO AL 100%” e, tra le gambe, una zucchina a mimare un pene gigante. Uno che, nel 2000, inviò a Rutelli – all’epoca sindaco di Roma, e reo di avere accettato di ospitare il Gay Pride – una lettera ufficiale, su carta intestata del Comune di Chieti, con cui minacciava di farlo sodomizzare senza vasellina da “un bel corteo di maschiacci, anche di colore”. Uno che nel 2007 postò su You Tube un suo videomessaggio (aperto dalle parole: “Uomini liberi e uomini selvaggi che navigate su You Tube: io navigo con voi, e voi navigate con me”) col quale chiedeva a Papa Ratzinger di confermare pubblicamente che tutte le persone di sinistra sono da considerarsi scomunicate, sulla base del Decreto Santo Uffizio 1 luglio 1949 (scomunica dei bolscevici) promulgato da Pio XII e mai abrogato.
Il problema è che in Italia i weirdos ce li ritroviamo spesso ai posti di comando. Se questo è un trip, urge cambiare fornitore di erba.
14. IL CICLO REM DI UNA CITTA’ STANCA (4.48)
Musica e testo di Vittorio Nistri
Paolo Benvegnù e Simone Tilli: voci
Vittorio Nistri: rumori, piano elettrico Rhodes, organo
Alessandro Casini: chitarra
Lorenzo Moretto: doppia batteria, percussioni
Carlo Sciannameo: basso
C’è in questo brano tutta una tessitura di rumori di roba che scricchiola o si rompe. L’immagine che ha guidato l’arrangiamento è quella di una città stremata che si sradica dal suolo, recidendo condutture, divellendo fondamenta, facendo crollare palazzi; e se ne vola via, sempre più in alto, fino a svanire nella notte.
Come chi scende in strada “per andare a prendere le sigarette”, e scompare deliberatamente nel nulla.
“La città è una cosa viva. Ogni città ha la sua personalità, dopo tutto. Los Angeles non è Vienna. Londra non è Mosca. Chicago non è Parigi. Ogni città è una collezione di vite e edifici, e ha una propria personalità. Forse ha anche un’anima. Forse sogna. E’ qui che credo siamo giunti noi. Siamo nei sogni della città”. (da: Sandman – “Le due città”, di Neil Gaiman)
La voce di Paolo Benvegnù è stata fondamentale per consentire a questa canzone di opporsi alla forza di gravità.
dalla pubblicazione “NEUMI” (Genesi Editore, 2011):
15. KYRIE ELEISON (4.38)
Musica di Alessandro Casini, Vittorio Nistri, Simone Tilli, Carlo Sciannameo.
Alessandro Casini: chitarra preparata (suonata con un martello), cori
Vittorio Nistri: synth, manipolazioni elettroniche, arrangiamenti
Carlo Sciannameo: basso, cori
Simone Tilli: voce solista, cori
Ivan Broccardo: percussione
Oggi la scrittura musicale dominante è quella su pentagramma. Nell’antichità, però, ci sono stati molti altri metodi di notazione (alcuni dei quali andati perduti col passare dei secoli); e anche nella musica contemporanea non manca chi ha sviluppato i suoi propri codici di notazione.
“NEUMI” è un progetto di Davide Riccio, concretizzatosi in un libro + CD uscito per Genesi Editore, e dedicato appunto alle notazioni musicali non pentagrammatiche,
Deadburger ha contribuito con la reinterpretazione di uno spartito scandinavo del secolo XV: un canto liturgico con notazione “TETE DE MARTEAU” (ovvero, scrittura “a testa di martello” su trigramma).
Il Kyrie dei Deadburger è anche una riflessione sull’antinomia tra la spiritualità del Cristianesimo (la prima metà del brano) e gli orrori commessi dalla Chiesa temporale nel corso della sua storia. Chiede “Pietà” (= “Kyrie”) chi si rivolge in preghiera a un Dio paterno e misericordioso; ma “Pietà” è anche il grido dei tanti sciagurati, e delle tante sciagurate, che – dall’Inquisizione al Colonialismo – hanno affrontato pene inflitte da una Chiesa assai meno misericordiosa.
I venti secondi finali del brano vedono il manoscritto medievale trasposto in una partitura aleatoria, dove vengono indicate le note ma non la loro durata, lasciata alla libera decisione dell’esecutore. La cosa è stata ottenuta inserendo in un Macintosh l’esatta sequenza di note riportata nel manoscritto, assegnando a ciascuna di esse una durata random (nella notazione a testa di martello non esistono indicazioni di durata), e facendo pilotare dal computer un sintetizzatore mal temperato.
PROSEGUE IN:
“LA FISICA DELLE NUVOLE”
3 album distinti e inediti, per un totale di 24 brani (realizzati con la collaborazione di Paolo Benvegnù, Enrico Gabrielli, Une Passante, Lalli e molti altri), raccolti in un box in cartoncino pesante. Booklet di 68 pagine disegnato da Paolo Bacilieri. Pubblicato da SNOWDONIA e GOODFELLAS RECORDS, settembre 2013