Ci piace la musica che sperimenta. Che ricerca suoni, strutture e linguaggi non scontati.
La sperimentazione però ci stanca, quando si astrae dalle emozioni, e diventa gioco intellettuale fine sé stesso.
Amiamo l’immediatezza comunicativa del rock: la sua energia, l’artigianato di una melodia riuscita.
Il rock però ci annoia quando ripete all’infinito una formula, o si compiace di cliches slegati dalla realtà (quanto meno, dalla nostra).
Gli artisti che ci appassionano di più sono quelli a cavallo tra questi due mondi.
Coloro che coniugano la forza comunicativa del rock con il gusto per la sperimentazione.
Nel nostro piccolo, questa è la strada che da sempre cerchiamo di percorrere con i Deadburger.
Abbinare – nei limiti di quanto le nostre nostre capacità ci consentono – fisicità e idee; istinto e ricerca; impatto e sfumature.
Poichè buona parte della sperimentazione elettroacustica passa attraverso la tecnologia digitale, i Deadburger, fin dall’inizio della loro attività, hanno scelto di muoversi sul territorio di confine tra rock ed elettronica.
Il modo in cui abbiamo provato a intersecare questi due mondi però non è rimasto statico. E’ cambiato, così come, con gli ani, cambiamo noi e le nostre esistenze.Anche per questo, il suono dei Deadburger si è reinventato, album dopo album.